Tecnologia/È vero che i bambini non sanno più giocare?

di Valentina Testa

– Nicolò, nell’articolo in cui forniva alcuni consigli per Una casa a misura di bambino, è stato molto bravo e questo non si può negare. Si è però dimenticato di parlare dell’aspetto tecnologico, degli strumenti elettronici con i quali, ormai sempre più spesso, i bambini entrano a contatto ancora in fasce. La nostra redazione ha deciso di sviluppare questo aspetto, di nostra competenza.

 

L’infanzia è cambiata, noi siamo cambiati

In passato tutti i maschietti, di tutto il mondo, giocavano con le macchinine, i lego, facevano le costruzioni e ne andavano fieri, le femminucce invece giocavano con le bambole, i bambolotti, vi costruivano attorno vere e proprie storie che potevano dare filo da torcere ai migliori registi. Ora, siamo tutti con gli occhi attaccati allo schermo, forse anche troppo luminoso, e sarà per questo che ci attira: tutti attaccati, anche i bambini, che non sanno più cosa voglia dire inventare, fantasticare, giocare all’aria aperta prendendosi una sana boccata d’aria. Non provano più quella sensazione di trasgressione provocata dall’uscita del pennarello dai bordi neri, ora ci sono applicazioni in cui è sufficiente scegliere il colore, toccare lo schermo e si colora dentro ai margini senza possibilità di errore. Non si può più sbagliare, cadere cercando di fare gol, litigare con un’amica perché lei ha una Barbie più bella e più alla moda, ormai i bambini sono sempre più protetti, sotto una campana di vetro. Alcuni dicono che già la nostra generazione sia piuttosto fragile, come saranno, allora, quelle future? Molto più tecnologiche delle precedenti, con abilità sviluppate diverse rispetto alle nostre, ma forse un po’ più fragili, con la paura di cadere, la paura di sbagliare, la paura di essere giudicati, la paura. Paura perché non hanno mai provato niente di simile.

 

La tecnologia può aiutare i più piccoli?

In realtà, però, la tecnologia può anche essere utile. Uno dei vantaggi è quello di introdurre presto il bambino, attraverso specifiche applicazioni, nel mondo dei numeri, dell’alfabeto, della musica e di molto altro. Tutto questo deve essere fatto sotto un attento controllo da parte degli adulti, che dovrebbero essere i primi a fornire il buono esempio. Molto spesso, però, non è così: dovrebbero essere loro per primi a diminuire la quantità e aumentare la qualità del tempo che si passa con in mano un tablet o uno smartphone. È bene che i bambini piccoli conoscano ed imparino ad usare la tecnologia, del resto ormai fa parte della nostra vita quotidiana, ma questo deve essere fatto nel modo più corretto ed adeguato. Questo obiettivo diventa difficile nel momento in cui gli stessi adulti che insegnano ai bambini abusano della tecnologia.

 

Nicolò, quindi, avrebbe dovuto solo aggiungere che anche in una casa a misura di bambino ci sono gli strumenti tecnologici, ma questi devono essere supervisionati da una figura adulta che insegna al piccolo non solo come comportarsi con la tecnologia, ma anche i buoni vecchi valori e i vecchi usi dei bambini di altri tempi. È importante anche, e soprattutto, stare all’aria aperta e costruirsi una propria personalità a contatto con il resto del mondo, quello vero. Non quello di uno schermo.